Sinistro è il monte dalla scabra roccia.
Il cielo si infosca sul tuo dolore
mentre ti sveni a goccia a goccia
sull'alta cima per noi, Signore.
Stai con le braccia aperte a croce
col capo chino sotto la corona,
lo sguardo velato, spenta la voce,
vivo solo il cuore che amore sprona.
Guardi degli uomini l'odio e la guerra
che fame e stragi, nell'andar fatale,
seminan fiere per tutta la Terra.
E l'uomo sempre preferisce il Male
al Bene che è tuo figlio, alla Pace
che è santo fiore di celeste aiuola,
all'Amore in cui ogni egoismo tace,
alla Fe', vita dei popoli sola.
E Tu ancora, sì, ancora una volta sali
sul tuo Calvario per noi, e per noi ti offri,
ostia che riscatta i nostri mali,
e sul legno, alto verso il cielo, soffri.
Perché, perché novellamente asceso
sei sulla croce dolorosa? L'uomo
di folle cupidigia e d'ira acceso
contro sé stesso infierisce e domo
non è finché, vinto, nel fango tristo,
donde lo traesti a più alta sorte,
di nuovo non sia. E contro di Te, Cristo,
si scaglia con furor cieco di morte.
Pur Tu torni, per l'uomo che t'offende,
ad espiar, che ti sei fatto scudo
per noi contro le folgori tremende
del Padre tuo e solo, livido, ignudo,
nell'ultimo spasmo levando il viso
gridi: "Tutto è compiuto! Per quest'ora,
Padre, perdona! Ad essi il Paradiso!
Io li ho redenti una volta ancora! "
16 giugno 1942 ( Maria Valtorta – Quaderni del 1943 ).